31 dicembre 2007

30 dicembre 2007

sole caldo portoghese

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.

Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.

Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

24 dicembre 2007

2007

finisce ormai questo 2007.
e io guardo fuori dalla finestra di notte.
io e le stelle ci fissiamo negli occhi, sorridendo.
cosa chiedere questa volta?
poche cose, forse le più importanti per quello che si agita dentro me.
vorrei un oceano di soddisfazione per i miei e di vita, loro che dopo 39 anni di matrimonio ancora si amano come il primo giorno, basta guardarli negli occhi, loro che hanno regalato a me e ai miei fratelli la cosa più bella del mondo, una famiglia.
e allora stelle, regalate loro la soddisfazione di potersi sempre stringere per mano come fu quel giorno di tanti anni fa.
vorrei per i miei fratelli ciò che più sognano nella loro vita, qualsiasi cosa, dalla più piccola alla più grande.
ma che sia quello che più li appaga.
vorrei per mio nipote una vita piena di colore e di musica, i colori che lo facciano brillare sul grigio delle strade e la musica, che sia sottofondo per i suoi sogni.
vorrei per i miei amici, quelli veri, la nostra amicizia per sempre, finchè avremo ricordo della nostra vita.
vorrei per te, che mi sei stata accanto per due anni, che un giorno potessi capire davvero. non il perdono. vorrei che un giorno capissi tanti perchè che non sono riuscito a spiegarti e forse nemmeno a me.
e infine vorrei per me.
vorrei mandare via quel groviglio e quel buco che resta sempre lì senza un perchè.
vorrei trovare finalmente quel sentiero di campagna che mi porterà lontano dove sognavo una notte di natale di tanti anni fa, piccolo e già sognatore.
addio 2007, di te resterà il ricordo di amore, lacrime, risate, musica e colori.
di te resterà me nelle foto.
addio 2007.

03 dicembre 2007

sbuffi di vento

mi sveglio nel cuore della notte e sento il rumore assordante del vuoto che scorre in fiumi e affluenti del corpo.
sono le 5, la porta è socchiusa e un'ombra esce furtiva.
il cuore batte più forte.
il telefono squilla a vuoto e dopo solo sirene blu che lampeggiano.
ho sognato la morte.
la mia, questa volta.
di giorno vivo la vita e di notte sogno la morte.

03 novembre 2007

napoleone beve vino

somewhere up in the dust there's a clown listening
to me
and i shout all my dreams
but he's numb and dumb and his thumb
flies to nyc
'cause it's a pity.
these words are drunk all my life sounds like funk
bleeds
sings
rolls
starts and stops
1995 is not a way out of here
think about my underware moving in a tupperware.
mi rotolo nel fango senza la ruota che mi rotola addosso
nel fosso sento il passo di un bambino che mi segue e mi chiede dove vado.
cado.
mite la primvera e il sapore di un natale da volare sopra l'oceano con i piedi
tirati su perchè altrimenti ci si bagna nell'acqua fredda.
e poi la mamma dice che prendo il raffreddore e devo coprirmi
ma non mi copro e allora eccì eccì, eh sì. l'ho fatto con le mie mani.
basta un click. click. click e sono un freak.
mamma cosa ho fatto alla mia testa?
disegnami il macaco con un sei e con un quatro.
la scatola di fiammiferi farà il resto e io non te la presto.
va bene mamma metto tutto a posto a più non posso e il cielo diventa rosso
di nuovo il passo.
lo sento dentro nella testa che rotola rotola rotola sul soffitto
driiiiiiiiitto dritto.
alcool alcool alcool e poi cado. bum!
il mondo ha fatto bum!
bum bum bum!
c'est la guerre le petit napoleon, c'est la guerre.
ma io bevo e non la sento.

24 ottobre 2007

downtown's hanging pea

il sonno cela le nuvole che volano cominciando a urlare.
per quanto resti in piedi cadi in un letto pesante
e ti svegli con la notte dietro
senza piume nei cuscini.
ma la luce del giorno resta nella mente di una donna
che ha fame di carote.
non si va da nessuna parte urla lo spazzino ubriaco
giocando col mozzicone fra le dita gialle.
se non era per me lasciavi tutto sotto la coltre di neve
dentro valigie sporche e blu.
il cielo cade
cade di colpo tra foglie assopite e svogliate.
cantano la pioggia e il vento
fra pesci che camminano in equilibrio sul filo del dimenticatoio.
l'ombra delle mani sul lenzuolo
è il ritratto dei cristalli.
dumbo lo vedo nello specchio al mattino
che si lava i denti.
come ogni uomo che cerca distrazioni accende la radio
mentre si rade,
ma è solo un elefante.
e morirà lontano.
comincia a contare da ora: -1097, -1096, -1095...

06 ottobre 2007

re mida

ho distrutto tutto.
ho distrutto un sogno di felicità,
un sogno di serenità,
un sogno di pace,
uno sogno di speranza.
ho distrutto i miei sogni.
ho fatto uscire dalla mia bocca parole senza senso
che hanno avuto un solo senso per qualcun altro.
ho distrutto quello che volevo creare.
potevo avere tutto e non ho fatto niente per tenerlo.
muoio dentro.
l'unica sensazione che mi porto dentro è la morte del cuore.

01 ottobre 2007

la mia vita

ho contato i minuti e le ore.
nel buio una dopo l'altra.
senza mai chiudere occhio.
ho contato la mia vita, il mio cuore.
ho contato l'alba.
ho contato quanto amore c'è nel mio cuore.
ho contato quanto può essere grande il dolore.
senza respiro, nel buio.
cercando un corpo che non c'è.
ho contato la colpa dentro, l'ombra nell'anima.
l'ho contata di nuovo.
11 gennaio 2007.

27 settembre 2007

voglio

un cappello dentro cui mettere questa testa che esplode
altrimenti qui salta tutto in aria e va tutto sul muro.
voglio un cappello dove nascondere i miei occhi
altriemnti se poi comincio a guardare allora faccio male.
voglio un cappello con un piuma attaccata
altrimenti poi quando scoprirò che mi mancano pochi mesi di vita
non saprò cosa guardare.
voglio un cappello.
sto per morire e ho bisogno di un cappello.
con la piuma sopra.
un cappello con la piuma non è chiedere molto.
solo uno stupido cappello.
con una stupida piuma.
per una stupida morte.

20 settembre 2007

nero calamaro

dentro di me un buco nero
profondo.
buio come la strada più buia in una notte in cui
vorresti essere a casa.
un buco che fa male e si apre sempre più
come la brace di una sigaretta appoggiata su
un pezzo di carta.
continua quel male,
continua e non si ferma.
resta lì immobile e cinico.
resta lì.

13 settembre 2007

la noce dentro il mallo

il cuoco con i baffi sorride.
sotto i baffi.
ha una serie di sogni sulla croce
che porta sulla schiena e si concede una pausa caffè,
perchè ha bisogno di restare vigile.
per dirigere il traffico.
apre il ventaglio e ferma le vite nascoste
sistema cassetti e prepara le frasi.
stracotto, capitone, mangiamo le lattughe e finiamo col cappone.
sente i brividi dell'incoscienza che si fanno strada
in campagna.
lascia segni di noia fra strade americane e si porta in tasca una luce
che si confonde con la nebbia.
alti palazzi, piangono come pazzi sentendo il vento
che accarezza piano la testa dentro la mente
e si poggia sul mento.
io mi pento e mi dolgo dei miei peccati
ma dì soltanto una parola nuova
ed io sarò archiviato
nei file arancioni
che si consumano sotto lampioni firmati e levigati
dalla pioggia che cade e si fa male.
poi piange e ricade dal cielo.
ho le mani di cristallo
ci verso sopra il giallo
macchiando il corallo
comprato in portogallo
seguendo un gallo che restava in stallo
facendosi chiamare maresciallo.
ma ora ballo
su un piedistallo
senza intervallo,
come un pappagallo
in groppa ad un cavallo
per non sentire il male del callo.
a volte sono uno sciacallo.

11 settembre 2007

it's all right ma, i'm only bleeding

ma perchè?
lui ha quasi 3 anni, ascolta, assorbe, ripete, fa suo ciò che è di altri.
e come una cantilena mi ripete: ma perchè?
perchè vuole sapere.
vuole conoscere tutto quello che c'è intorno.
tutto ha un perchè, anche il non avere fame ha un perchè.
si muove una foglia, ma perchè?
si sbadiglia, ma perchè?
le articolazioni fanno crick, ma perchè?
tutto intorno è mosso da un perchè.
lui ha ragione, siamo noi che abbiamo smesso di chiederci perchè.
siamo cresciuti e crescendo abbiamo avuto la presunzione di avere tutte le risposte.
invece di chiederci perchè, diamo risposte.
bisognerebbe nascere grandi e diventare bambini.
per scoprire il perchè si sorride, il perchè si piange, il perchè si è felici.
bisognerebbe tenere un filo di incoscienza infantile
per vivere felici.

10 settembre 2007

sogni d'oro...

c'è una parte di me che manca.
quella che ho rincorso, sognato e desiderato per due anni.
adesso voglio solo quella.
quando la notte non si dorme si è più lucidi,
attenti e concreti.
e quando non si dorme si decide.
io ho deciso.
voglio quello che desidero.
per sempre.

05 settembre 2007

liver tales

la gravità ha il suono delle lettere
che provengono dallo spazio
e tu bevi acqua come fosse vino.
ma il vino non ha più risorse perchè la pioggia battente ha lavato le botti.
senza botti nè cuori.
come quando fuori piove.
poker d'amore.
quattro assi di cuori beffardi sorridono dell'inganno.
amo.
sento.
piango.
mi piego.
ma c'è una sola pallina nell'occhio, microscopica, nera, stupisce per la risposta
e si duole per la coda.
ma non capisco se la serietà ha preso il posto dell'immaginazione
oppure se la presunzione di essere sinceri
si confonde con le biglie da spiaggia.
ora non c'è più sole e le commesse non dormono perchè ricordano amori passati.
io resto immobile sulla scrivania.
le righe sulla pelle con ciuffi castani e dita che cercano lettere.
una dopo l'altra.
una sopra l'altra.
lettere scomposte e bianche.
cercando fogli neri.
"addio mia piccola rose,
addio amica di passeggiate sui fili della luce, non essendone capace, cado giù e mi sveglio in un dolore atroce. in mia vece fa ciò che il cuore dice".

04 settembre 2007

doo wop

rotoli di carta
senza fine.
lanciati da finestre che si aprono come bocche sorridenti al sole del mattino.
e sorridono le case
assonnate e non.
sorridono anziane perchè tutta l'acqua scivola giù.
le case sono come gli uomini,
possono prendere l'influenza delle crepe,
vedono nascere le prime rughe di intonaco.
invecchiano ma restano lì, ancora in piedi.
solo il terremoto come la morte le porta via.
sorridete finestre, siete bocche che raccontano al mondo
i pensieri degli uomini.
ogni sorriso, ogni sbadiglio, ogni bocca chiusa
è un pensiero per chi sta lontano.
ed io guardo sempre le finestre delle case
per sapere se lì in fondo a destra i miei vicini sono felici
oppure no.

29 agosto 2007

mezzanotte e tre

distanti
ancora
non
impariamo
e
loro
amano
giocosi
insegnando
a
noi
mille
amori
rinchiusi
in
orti

27 agosto 2007

amico mio

stamattina avevo voglia di abbracciarti.
di sentire l'amicizia scorrere in un abbraccio profondo e forte.
ho sorriso dentro quando dall'alto ho guardato
in giù,
verso uno sguardo amico e sincero
comprensivo e profondo.
siamo amici io e te,
siamo due vecchi che si raccontano le giornate
passeggiando su strade di vita,
superando paesaggi variopinti di colori forti.
stamattina avevo bisogno di quell'abbraccio.
amico mio

rambling santa claus

c'erano bande di pinguini che suonavano
affilando coltelli
come alberi in un tempera matite.
c'erano segni diversi su pelli diverse su mani diverse
che bevevano la vita degli anni passati.
c'erano foglie di tabacco mescolate al puro oblio
che inebriava i sensi
e due e tre e quattro.
poi i sensi non c'erano più.
sensi senza senso.
solo sole su di me.
e le parole fluivano dolci melliflue
capaci di giungere fin dentro di me.
le mie parole dentro di me.
erano sguardi verso il desiderio
libero di vagare senza offrire tasse su cui dover lesinare.
oggi cado nero
su vaglia postali che cercano l'amore.
rotolo
nel 64.

10 agosto 2007

la voce atroce

l'aria fredda del mattino sulla pelle nera.
respiro col mal di schiena.
guardo giu.
5 piani.
5 anni.
5 giorni.
guardo giù e faccio pensieri osceni.
ma non sarà mai il momento.
parto e lascio qui qualcosa che forse non voglio lasciare.
non so nemmeno io cosa voglio lasciare o cosa no.
la valigia è piena di inutilità.
lascio tante cose qui e porto tante cose là.
da una vita lo faccio.
da quando quell'estate una voce mi ha detto:
"abbiamo pensato che è giusto se tu vieni con me"
e allora si parte.
verso città sconosciute persone lontane mai viste prima.
parto verso il buio.
forse se quel giorno non fossi partito avrei visto molta più luce.
e comunque è san lorenzo.
e allora stella cadi per me.
cadi e illumina tutto perchè qui è buio pesto.
qui è tutto senza luce.
senza pace.
senza pece.
senza veci.
senza voce.
con un dolore atroce.

20 luglio 2007

hula hoop

il sole dorme nel letto
come una mamma che aspetta di allattare il suo bambino.
new orleans è lontana dalla gioia di rivedere un film dimenticato
come se dagli alberi potessero cadere pellicole e speranze.
resto in topless
come dio mi ha insegnato e guardo lontano
verso il deposito di paperon de paperoni.
combino marachelle
truffando rimbaud
e la mia mano gira velocissima
ingannando il tempo.
poi di scatto afferro la pistola e premo il grilletto.
solo acqua
solo acqua fresca.
ma io sono stato il più veloce,
tanto da guadagnare la mia stella dorata sul petto.
sollevo polvere e butto una moneta in un salvadanaio
fotografando il mio futuro.
l'estate soffia forte
caldo nelle vene
e resta calda nella foresta assonnata
conversando con i pini
neri.
saltello indietro.
l' hula hoop gira sul mio ventre
e stringe stringe stringe.
stringe fino al mattino quando mi sveglio
con il mal di schiena.

28 giugno 2007

lentamente non riesco a tirarmi su da quel divano.

mi sveglio esattamente un attimo prima che la sveglia suoni.
guardo l'ora e penso "adesso suona".
e comincia il suono.
sento che c'è qualcosa ancor prima che accada,
vedo nei sogni quello che succederà.
sento, sento troppo, sento più di quanto vorrei sentire alle volte.
ma sento.
sento le parole, anche se sciocche, che mi lacerano dentro in profondità.
mi basta guardare o avvicinarmi per sentire.
e più sento più la gente urla.
più sento, più la gente urla.

22 giugno 2007

Systema naturae

profumo di nuvole.
ore 8.30 di un venerdì mattina fresco.
e nell'aria solo un profumo di nuvole da assaggiare
come zucchero filato.
il battello a vapore lascia le rive e va,
sereno sfiora la pelle del fiume che inonda l'estate.
esseri con code colorate gareggiano indomiti
fra correnti addormentate.
e io osservo da dietro un pino,
annusando la resina sulla corteccia.
orgasmi linnei.

11 giugno 2007

votate gente, votate!

del telefonino gratis me ne faccio poco, ma vorrei riuscire a vincere almeno il concorso!
pour la gloire!!


05 giugno 2007

quadri

di notte arancioni si abbracciano
menti su spalle e dita intrecciate.
d'amore parlano sussurrando sogni.
linee nere ben definite
morbide
continue.
l'amore che tinge le tele
indelebile resta nel cuore.
l'amore torna fra strade silenziose.
e ti bacio
con il cuore.

25 maggio 2007

la baia del diamante nero

Sulla bianca veranda
lei indossa una cravatta ed un cappello Panama
il suo passaporto mostra un viso
da un altro tempo e da un altro luogo
e lei non vi somiglia per niente
e tutti gli avanzi del suo recente passato
sono dispersi nel vento tempestoso.
Cammina sul pavimento di marmo
verso la voce che la chiama dalla sala da gioco
invitandola ad entrare
Lei sorride e va dall'altra parte
mentre l'ultima nave salpa e la luna tramonta
dalla baia del diamante nero.

Alle prime luci dell'alba arriva il Greco
e chiede una corda ed una penna che scriva
"Pardon, monsieur" dice l'impiegato
togliendosi con cura il fez
"Ho sentito bene?"
e mentre si alza una nebbia giallastra
il Greco sale velocemente al secondo piano
Lei gli passa davanti sulla scala a chiocciola
scambiandolo per l'ambasciatore sovietico
Inizia a parlare ma lui passa oltre
mentre nubi tempestose si ammassano
e le palme ondeggiano
sulla baia del diamante nero.


Un soldato siede vicino al ventilatore
e contratta con un piccoletto che gli vende un anello
Il fulmine colpisce, le luci si spengono
L'impiegato si sveglia e comincia a gridare
"Qualcuno vede qualcosa?"
Poi il Greco appare al secondo piano
a piedi nudi con una corda intorno al collo
mentre un perdente nella sala da gioco
accende una candela
e dice "Apra un altro mazzo"
Ma il croupier dice "Attendez-vous, s'il vous plait!"
mentre la pioggia batte e le gru volano via
dalla baia del diamante nero.

L'impiegato sentì la donna ridere
mentre guardava in giro le conseguenze
e il soldato ci andava pesante
Provò a prendere la mano della donna
dicendo "Ecco un anello, costa una fortuna!"
Lei disse "Non basta"
poi corse di sopra a fare i bagagli
mentre un taxi tirato da cavalli aspettava alla curva
Lei superò la porta che il Greco
aveva chiuso a chiave
dove un cartello scritto a mano recitava
"Do not disturb"
Lei bussò ugualmente
mentre il sole tramontava e la musica suonava
sulla baia del diamante nero.

"Devo immediatamente parlare con qualcuno!"
Ma il Greco disse "Và via!" e diede un calcio
alla sedia, rovesciandola sul pavimento
Restò lì, appeso al lampadario
Lei gridò "Aiuto! C'è un'emergenza!
Per favore aprite la porta!"
Poi il vulcano eruttò
e la lava tracimò dalla parte alta della montagna
verso valle
Il soldato ed il piccoletto si rannicchiarono
in un angolo
pensando ad un amore proibito
Ma l'impiegato disse "Succede tutti i giorni!"
mentre i lapilli venivano giù ed i campi bruciavano
sulla baia del diamante nero.

Mentre l'isola lentamente affondava
il perdente finalmente fece saltare il banco
nella sala da gioco
Il croupier disse "E' troppo tardi ormai.
Puoi prenderti il tuo denaro ma non so
come lo spenderai in una tomba!"
Il piccoletto morse l'orecchio del soldato
mentre il pavimento crollava e la caldaia
nella cantina esplodeva
Intanto lei è sulla balconata dove
uno straniero le dice
"My darling, je vous aime beaucoup"
Le scende una lacrima e poi comincia a pregare
mentre il fuoco divampa ed il fumo si alza
dalla Black Diamond Bay

Me ne stavo seduto da solo a casa mia
una notte a Los Angeles
guardando il vecchio Cronkite al
notiziario delle sette
Sembra che ci sia stato un terremoto
che non ha lasciato nient'altro
che un cappello Panama
ed un paio di vecchie scarpe greche
Sembra che non sia successo granchè
così ho spento e mi sono andato a fare
un'altra birra
Sembra che ogni volta che ti guardi intorno
tu debba sentire un'altra storia assurda
e non c'è veramente nessuno che possa
dire niente
e comunque io non ho mai pensato di andarci,
nella baia del diamante nero.

22 maggio 2007

i'm in a bottle

la finestra corre veloce e mi guarda
vestita d'estate.
mi protegge e mi difende
dalla malinconia che non mi lascia solo
neanche un secondo.
posso viaggiare, volare, sognare, partire e non tornare.
ma lei resta sempre lì
immobile con ago da infermiera
pronta per la flebo di ricordi.
e tu parli di notte
ti giri e mi chiami.
io dormo, un sonno profondo e delicato.
profumato.
fai di tutto per svevgliarmi, per rassicurarti.
ma poi mi sveglio non ci sei.
c'è solo un orso che mi fissa e si chiede perchè
gli uomini amano.
i sassofoni non si dimenticano
delle stelle e cominciano a suonare
verso il destino,
stonati ma sicuri che la loro voce arriverà.
guardano tutti le mie spalle, fissano il momento in cui
raccolgo la serenità e punto gli occhi al cielo.
invidiosi del sentimento che sprigiono come profumo
di donna.
l'anello è nato in primavera
e splenderà un giorno su mani
dorate di capelli fatati
fra labbra inncantate
e parole ascoltate.
ma poi mi sveglio e non ci sei,
come in spiaggia fra i canneti e il canale non ci sei.
sotto il cappello e dentro la camicia non ci sei.
ti cerco nelle mie tasche
fra conversazioni
durate solo l'attimo di un suono.
ti guardo con occhi di un uccello che canta
la primavera
e risponde agli ordini delle nuvole.
le lacrime cadono dagli aerei,
e così piove.
la gente piange volando via e altra gente apre ombrelli
di egoismo.
righe orizzontali su di me.
bianche
nere
grigie
equidistanti
equitristi.
e qui sono io.
che continuo a svegliarmi fra un milione di euro in monete da
due centesimi.
presto sarò banderuola.

21 maggio 2007

clacson rosa

ali di buffalo city
e romantiche chiacchierate
dietro bicchieri che mostrano l'oceano.
le mani si fermano al 197 di west 4th street.
o forse è il 121.
il filippino grasso cerca lavoro ma trova solo
alcool e denaro da spendere.
come gioielli da mostrare senza gratitudine
fra bandiere che sventolano.
il soffitto basso è il regno del passato.
e nel passato un water sporco di felicità e successi.
le voci si sentono e si piegano nelle tazze bianche e rosse
dove armoniche lontane si fondono
in abbracci paterni.
il pericolo proviene dal suolo largo e caldo,
come balene affezionate al profumo di vaniglia.
dalla culla alla tomba
la porta è costruita per essere bussata dal ratto giallo bastardo
che si insinua
fra i fili dei sogni, spostandoli e tendendoli fino a brooklin.
fuori c'è freddo perchè qualcuno in tv ha implorato
di infilare il cappotto.
ma l'uomo in blu
continua a giocare d'azzardo e le talpe ritrovano la vista
in bleecker street
comprando aspirine dietro la linea gialla.
lo sceriffo fa due passi avanti,
uno indietro
e poi dichiara guerra all'olanda,
appena sbarbato e impregnato di colonia.
"domani mi sposo" racconta norman blee jr
noncurante del fucile puntato su di lui.
"è primavera" pensa sarah, "domani vado in italia! "
e il suo collo si ricopre d'oro e corde ruvide,
con guanti bianchi e vestita a festa.
w i l l i a m s b u r g h
comincia e finisce su una sola riga di
quaderno.
è lì che il mattino esplode svegliando galli piccanti
che corrono dal fornaio.
ma il pane è finito.
l'imperatore ha decretato festa a palazzo.
two girls love dad
too bad
too fast
take the rest
'cause i'm in a mess.
tomorrow i leave
and it will be late
to give you a peaceful sign of gratitude.
or love.

mr. peanut

ci si dimentica.
è così, ci si dimentica, di tutto e di tutti.
basta non sentire il bisogno di ricordarsi,
la mancanza di qualcosa o qualcuno e ci si dimentica.
in fondo l'amore, l'amicizia, la malinconia esistono
perchè ne abbiamo bisogno.
ma quando ne sentiamo il bisogno.
altrimenti ne facciamo volentieri a meno.
basta distrarci un attimo e tutto svanisce.
la stanchezza svanisce se non ci pensi.
cammini per kilometri e kilometri ma con la tua testa
vaghi per mondi inesplorati.
e ti accorgi di aver percorso distanze che minuti proma non avresti nemmeno
voluto leggere.
la sete passa, se non pensi più all'acqua fresca.
non senti il bisogno di avere amici intorno quando stai bene con te stesso
e crei una dimensione tutta tua,
sebbene loro siano un quarto della tua esistenza.
ci si dimentica anche dell'amore.
basta il sole, forte sulla pelle, basta il mare.
basta distrarsi e l'amore non c'è più.
scatti una foto all'amore.
ma poi quella foto non la vedrai più.
perchè l'amore è partito per il mare.
e lì resterà
fin quando un'altra foto verrà scattata,
incorniciata e spolverata di tanto in tanto.
finchè anche quella servirà a ricordarsi
di baci e corpi che si intrecciavano
prima che l'oceano dividesse
la vita.
ci si dimentica.
basta un giorno di troppo e ci si dimentica.
e si ritorna nell'attimo immediatamente prima in cui ci si è conosciuti.
mr. peanut non mi guarderà più.
addio mr. peanut

18 maggio 2007

elvis mi guarda e io gli canto...

Our life together is so precious together
We have grown, we have grown
Although our love is still special
Let's take a chance and fly away somewhere alone

It's been too long since we took the time
No-one's to blame, I know time flies so quickly
But when I see you darling
It's like we both are falling in love again
It'll be just like starting over, starting over

Everyday we used to make it love
Why can't we be making love nice and easy
It's time to spread our wings and fly
Don't let another day go by my love
It'll be just like starting over, starting over

Why don't we take off alone
Take a trip somewhere far, far away
We'll be together all alone again
Like we used to in the early days
Well, well, well darling

It's been too long since we took the time
No-one's to blame, I know time flies so quickly
But when I see you darling
It's like we both are falling in love again
It'll be just like starting over, starting over

Our life together is so precious together
We have grown, we have grown
Although our love is still special
Let's take a chance and fly away somewhere

Starting over

il fazzoletto della signora Quimble

il governo siede su ali di cemento
e usa un cappello rosso.
margaret
cammina con scarpe da tip tap su pavimenti di cristallo
curando figli del parchimetro,
un piede contro il bianco di gomme masticate
e fiori che seccano al sole.
artisti del novecento
che si guardano indietro dipingendo di nero
le finestre dei ricordi.
non ci sono posti per cadere,
solo angoli per innamorarsi.
e così è.
ci si innamora di contrasti paradossali
attendendo risposte a natale
durante pause fra corde di chitarre.
guardiani elettrici
immobili in fattorie sonnolente,
che fuggono il silenzio.
fra fuoco e ghiaccio scelgo le rose
che mentono spudorate lasciando messaggi su muri.
e gracchiano le statue di un tempo
soleggiato,
sfuocato,
ormeggiato.
la forza e l'ambizione vanno di pari passo
con la pioggia che rompe finestre
lanciando vetri sotto piedi nudi d'oltreoceano.
sono una rovina greca.
forte e indistruttibile nel tempo.
addio signora Quimble.

17 maggio 2007

adam jefferson suona una campana

adam jefferson piega la testa sotto al sole
e mani laccate
disegnano cerchi nella mente.
penzolo fra strade ortogonali
con la sapienza di un funambolo
del medioevo.
sono tutti sotto di me
che aspettano una canzone.
sotto le scale scrivo,
e ascolto,
e parlo,
ma le stelle sono nevrotiche.
tutto è possibile.
poco è rinunciabile.
qualcosa è verde.
come il mare sotto di me.
ho i pantaloni rotti.
buchi sulle gambe da dove entrano parole in parata.
il mio nome nessuno lo sa,
io lo suono con la tromba per miss venice che
sogna la gioventù.
ma ancora non sa che qui è già passata.
si sono chiuse le porte
della metro,
e la vita è volata via
con la carta straccia di un hamburger
di harlem.

16 maggio 2007

the summer wind...

...came blowin in from across the sea.
it lingered there, so warm and fair to walk with me...




black fat pussycat blowin' in the wind.
così comincia la vita.
nel suono lontano di note volute
o forse nate dal vuoto.
forse proprio qui
su questo legno bagnato da alcool di ogni età.
e scopro il tempo,
perduto e da passare.
scopro il tempo.
lontano sei ore da cosa non so.
bevo birra nell'emozione di un'epoca andata.
lingue sconosciute, imparate, lontane ed usate.
marinaio di porti d'amore.
non più comandante del cuore,
mozzo che lustra l'anima pronta ad essere corrosa
dalla volontà altrui.
oh capitano salpa in questa notte così limpida
da far rabbrividire,
usami come vela
perchè io possa navigare su mari rossi
e nelle reti dell'alba
nascondere anelli.
il ballerino nero ha svuotato la vescica e ora
si appresta all'ultimo atto,
per conquistare il coito di miss minetta.
marlene sorride e volta le spalle al messicano armato
che brinda ai giovani senza età.
ma sul soffitto è ancora natale e io vorrei darle un bacio.
raccontarle di un uomo che parlava al mondo
leggendo giornali,
ritagliando poesie.
di mani che compravano cappelli
e reggevano martini.
pedro mi avverte: "un altro bicchiere e cadrai nel ricordo!"
ma imperterrito mi attacco al premio senza figli
cogliendo margherite.
una su sei...
e tu sei mickey mouse con occhi di cristallo
e faccia quadrata.
mi parli con bocca minuscola illuminata di rosso e ripeti a noi poveri:
"la menta non cresce nei bar! è solo una sporca bugia del console hawaiiano,
che triste e divorziato racconta frottole ubriaco!!"
devo andare ora.
mi aspetta l'arco bianco che cambia l'ora del giorno.
non ci sono per nessuno,
perchè qui succedono cose strane.
l'irlandese porta una piuma rossa sulla bombetta nera.
un padre spinge le ruote del futuro in avanti,
correndogli dietro.
cassius clay e i suoi amici baffuti mi osservano e corrono.
testa dorata parla da solo,
ridendo della signora cioccolato che porta occhiali spessi tre dita.
ma io devo andare davvero,
la compagnia teatrale ha deciso di partire verso est.
e io li seguirò chiamando un taxi che mi darà il potere per pochi minuti.
sarò imperatore delle strade ruotando pollici a mio piacimento,
schiavi dei miei sogni i nani si inchinerannoa parole di libertà.
la mia birra è finita.
marlene si avvicina e sorride.
come foglie a novembre cadono dollari sul legno antico.
dove comincia lì finisce.
cercàtelo ancora,
ma jack è ancora qui,
seduto dietro di me.

14 maggio 2007

Freedom's just another word for nothin left to lose

positively 4th street

sono tornato.
appena troverò le parole adatte scriverò qualcosa.
adesso non è tempo.
adesso devo solo pensare a quello, solo a quello.
tu lo sai a cosa, ti ho parlato quella sera in bleecker st.
eravamo io e te.
soli.
io ti aiuto, tu mi aiuti.
e lo facciamo ok?
lo facciamo davvero questa volta.

ciao,
rudolph sturalavandini

03 maggio 2007

i want to wake up in a city that never sleeps..



allora io vado..
poi vi racconto, forse da la o forse quando torno.
non riesco nemmeno a immaginare come sarà, quanto sarà, cosa sarà.
riesco solo a pensare che sono pronto e vado.
l'ho aspettato con pazienza, fremendo e sognando.


(è ora...)

What do you do when the music stops?

resto a fissare per minuti interminabili
ciò che sento eterno e immobile dentro di me.
scrivo parole sul legno e copro di giornali l'amore.
poi mi giro ed è notte.
notte di luna nascosta dalle nuvole.
notte di un gatto che torna a trovarmi e corre via in un portone.
notte di passi che fanno eco in strada.
notte che vorrei portare in valigia con me e farla splendere dall'altra
parte del mondo.
notte che sarai lì con me ogni notte.
aspettando l'alba di un giorno blu.

28 aprile 2007

cronache di un amore a matita.

rincorrere all'infinito
la vana speranza che la comprensione e la voglia di guardarsi
dentro si posino come rugiada sule foglie dell'alba.
io non ho fatto niente.
non sto facendo niente.
non farò mai niente.
non farò mai più niente per niente.
niente per nessuno.
tanto basta essere amici e
parlare del più e del meno.
è andata così.
rassegnamoci in nome del dio della debolezza.
e facciamocene una ragione.
mettiamoci una pietra sopra.
un macigno.
una montagna.
il mondo intero.
voglio andarmene.
voglio sparire.
voglio.
voglio.
voglio.
voglio.
sono egoista.
sono un egocentrico del cazzo.
sono chiuso nel mio mondo ovattato.
sono debole.
ho paura di cambiare la mia vita.
sono poco intraprendente.
sono immaturo.
non sono pronto.
distruggo la vita degli altri.
faccio schifo.
faccio male.
non capisco.
perciò meglio perdermi che trovarmi.
quindi perdetemi tutti.
tutti.
dal primo all'ultimo perdetemi come si perde una ricevuta
su una scrivania in disordine.
come una calza spaiata in un cassetto.
come le chiavi della macchina quando sei in ritardo.
perdetemi come una moneta fra monete.
ma non perdete tempo a cercarmi.
same old scenario.

27 aprile 2007

lunadinotte

"…Molti anni dopo, a New York, incontrai una donna di Taiwan. Mi disse
che i taiwanesi, a causa di una particolare conformazione della lingua,
non riescono, almeno per la maggior parte, a parlare un inglese
comprensibile. In effetti capii che questo era quanto aveva detto quando
la persona al suo fianco me lo ripetè con parole sue.
Lei era una ricercatrice scientifica, si occupava dei sogni, con un
approccio biologico. Un giorno aveva tenuto una conferenza alla Columbia
University. L’aula era affollata: c’erano docenti e studenti. Quando
aveva cominciato a parlare si era accorta che molti di loro si erano
infilati le cuffie, aspettandosi la traduzione simultanea da qualche
lingua straniera: e invece stava parlando inglese. Lei continuava e
quelli giravano manopole e premevano bottoni, imprecando. Poi, alcuni
avevano rinunciato ed erano usciti dalla sala. Altri si erano
appisolati. Qualcuno si era messo a mandare messaggi con il cellulare.
Un solo uomo la seguiva e prendeva appunti su un enorme quaderno rosso.
Lei aveva le lacrime alla frontiera degli occhi, ma le fermò per
quell’uomo che prendeva appunti.
Continuò a parlare soltanto per lui. Alla fine del suo intervento,
quando chiese se ci fossero domande, lui alzò la mano e ne fece una,
rivelando un diverso approccio alla materia.
La successiva domanda, fatta nel giardino dell’università, fu se avrebbe
accettato di andare a cena con lui. Tre mesi più tardi si sposarono: lui
era la persona ora al suo fianco, che ne traduceva le parole
dall’inglese all’inglese.
Era l’unico in tutta l’America che la capisse.
L’amore, pensai scioccamente, nasce dal miracolo della comprensione.
Ma la donna di Taiwan mi disse un’altra cosa, che lui “tradusse”. E la
cosa era che, dopo il matrimonio, sistemando i loro libri nella casa
nuova, aveva ritrovato l’enorme quaderno su cui gli aveva visto prendere
appunti pochi mesi prima, alla conferenza.
Lo aveva aperto con delicatezza alle pagine di quel giorno e aveva
scoperto che erano piene di scarabocchi, disegni senza senso e, più
volte ripetuta, la scritta: “She’s a dream”. Lei è un sogno.
In silenzio aveva richiuso, capito che l’avrebbe amato per questo e per
molto tempo, perché l’amore non vive di miracoli, ma della scelta di
provare a comprendersi, anche quando non ci si capisce una mazza…"

L'Artista - Gabriele Romagnoli

26 aprile 2007

under a blood red sky

partirò.
vorrei non tornare più, immediatamente.
andare via in questo momento e non tornare più.
forte.
non so ancora per quanto e come.
sono forte nelle nuvole bianche che cambiano forma
in un cielo caldo che ancora estivo non è.
non riesco a togliere lo sguardo dalla mia vita.
la sto studiando,
giorno dopo giorno,
anno dopo anno.
ci sono io, sempre e solo io.
e io sarò il protagonista della mia vita.
scritturato e ben pagato.
nessun altro può ricoprire il mio ruolo.
comprerò tutti i miei sogni
pagandoli con i desideri.
e la musica nelle orecchie mi accompagnerà,
lontano dove troverò la mia immagine
riflessa sotto un altro cielo.

24 aprile 2007

ho deciso

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(a. merini)

22 aprile 2007

20 aprile 2007

mood

oggi mi manca tutto quello che mi può mancare.
tutto.
sento esplodere dentro di me la necessità
di correre in un determinato punto e urlare forte
tutto quello che ho dentro,
tutti i miei perchè,
tutti i miei dolori,
tutto il mio amore
e tutte le mie aspettative.
sento il bisogno di dire sempre sempre sempre
ogni pensiero che mi passa per la testa
ogni santo giorno.
ogni ora,
ogni immagine che mi trovo davanti.
non riesco a tenermi dentro tutto.
ho tanta rabbia dentro.
così tanta rabbia quanto amore.
una bilancia.
perfettamente in equilibrio.
un giorno una mano spinge giù la rabbia,
un giorno una mano spinge giù l'amore.
un giorno distruggo quella bilancia.
non ce la faccio più.
non ce la faccio più.
è solo un'onda che mi sbatte contro tutti giorni.
senza utilità se non l'erosione.

18 aprile 2007

Abanico...

torno a casa e apro i barattolini di colore.
in fila uno dopo l'altro.
li osservo, li preparo con cura.
appoggio i pennelli e tolgo il cellophane dalla tela.
un pò di bianco, un pò di rosa in una scatola.
bianco e giallo in un'altra.
alzo il volume delle casse:
<<...when I was just a baby, my mama told me, son
Always be a good boy, don't ever play with guns
But I shot a man in Reno, just to watch him die
When I hear that whistle blowin', I hang my head and cry...>>
e il colore dell'amore scorre sulla tela
nelle vene.
coloro la mia vita.
macchie di nero a destra,
bianco-giallo a sinistra,
rosa in mezzo.
e lì la tela resta vuota in un punto preciso,
aspettando di riempire di rosso fuoco
ciò che avrà
quel colore.
devo solo decidere di aprire quel barattolo
lanciare lontano il tappo
versare tutto il rosso
nella scatolina di alluminio,
mescolare la passione, con la rabbia, con l'amore, con la forza
e buttare tutto in quello spazio.
quel giorno avrò chiara la situazione.
e da quel giorno sceglierò la mia strada.

17 aprile 2007

magna grecia

mi arrampico su parole e poi cado dall'alto di un no.
ma ormai non mi faccio più male, solo graffi,
solo un pò di sangue che pompa il cuore.
unico guerriero a combattere una lotta greco romana
a colpi di sogni e desideri.
muscoli che si tendono e mani che stringono mani
con la forza bruta di chi vuole vincere.
io voglio vincere.
voglio alloro
sulla mia testa e canti di muse che acclamano
il vincitore.
voglio il podio nel gradino più alto.
voglio quello che sai e l'avrò,
finchè morte non ci separi.

16 aprile 2007

via t. badia 3

leggero.
dolce.
soffice.
atteso.
voluto.
cercato.
lungo una vita.
e ancora di più.

13 aprile 2007

there's no stopping me

forse è davvero così, forse dovrei ascoltare quella
vocina dentro che mi parla in continuazione.
dovrei sedermi comodo, ascoltarla e poi seguire quello che
mi dice.
forse ha ragione lei.
in fondo qui o lì non cambierebbe molto.
o forse cambierebbe tutto.
è solo questione di fuso orario.
vediamo cosa succede...

(e quel giorno la musica sarà questa)

12 aprile 2007

c'mon c'mon now touch me babe

voglio parlare,
continuare a parlare,
raccontare, sussurrare, continuamente, senza sosta,
senza soluzione di continuità.
sento crescere in me la voglia di farlo.
giorno dopo giorno e non resisto.
e scrivo.
ma vorrei non conoscere le lettere sulla tastiera per trasformare
in parole tutto ciò che ho dentro.
per strada, di notte, di giorno,
al mare,
in montagna,
a new york.
e stringere, stringermi in attimi infiniti.
in sogni eterni,
e sbagliare, fermarmi, per poi ricominciare di nuovo,
e così fino alla fine del mondo.
quel mondo dentro di me, dentro due mani,
dentro un destino,
sotto la luna.
arrendermi per poi accusarmi e condannarmi ed espiare la colpa fatta d'amore.
e continuo a parlare nei miei pensieri, aprendo la finestra di notte, puntando
alla torre bianca e un pò più in là.
spingendo più forte le mie parole
perchè arrivino in fretta.
attraverso portoni, scale, porte, coperte.
purchè arrivino e si saldino come piombo sul
metallo.
parole di piombo che si sciolgono sul metallo
col caldo dell'amore.

ehcerg onos savilo



è qui che mi perdo...
lentamente ogni sera prima di addormentarmi, guardo quella luna, quel cielo...
annuso profumi.
e penso che avrei passato tutta la vita così se solo...
e invece guardo occhi lontani che si riflettono dentro specchi e cambiano strada
velocemente.
un colpo di clacson e tutto finisce.

pagina 1

e adesso voglio un libro.
in cui tuffarmi senza respirare.
un libro nuovo, leggero che mi trascini via.
voglio un libro lungo, con tante pagine entro il 5 maggio.
voglio un maledetto bellissimo intrigante libro.
perchè ne sento il bisogno.
di leggere, di viaggiare e leggere, di perdermi in racconti
vicini. lontani, somiglianti, reali e di fantasia.
devo solo entrare in libreria e vagare senza meta.
poi lui mi sceglierà.
come due anni fa.
tu mi hai scelto, con la tua copertina bizzarra, con le tue trecento e più pagine
con le tue storie intrecciate,
i tuoi profumi d'estate,
le tue spiagge assolate.
voglio un libro.
ho bisogno di un libro.
che mi tenga per mano dall'altra parte del mondo.
dall'altra parte di me.

11 aprile 2007

ti mando una foto

le sue mani ieri con perizia e sapienza mi mostravano la meccanica.
sono mani che sanno, che si sono tagliate, che hanno toccato, che hanno vissuto.
sono mani che sempre saranno nei miei occhi.
spostavano levette e giravano meccanismi antichi.
sono mani che hanno passato a me un oggetto un tempo loro.
e un tempo ancora più lontano di altre mani.
tre generazioni.
e per un attimo mi sono chiesto se la scena fosse stata così anche per lui.
felice.
di essere lì, di guardare quelle mani, di guardarlo neglio occhi mentre mi sorrideva.
felice di aver recuperato quel 2+2=5.


...e poi guardare le mie mani abbronzate stamattina che ticchettano sul bancone dietro quel vetro spesso che sa di commedia all'italiana. e quella voce forte e marcata, consumata dal sole, dal fumo e dalla nostalgia di essere lontana da casa che chiede:
"due enne?"
e io rispondo come una cantilena imparata tanti anni fa:
"si, sannicola, tutto attaccato due enne" (che alle orecchie in fila suona più o meno così: sìsannicolatuttattaccatoduenne!).
TENGA, ARRIVEDERCI...

23.57 / 00.04

..."un libro deve frugare nelle ferite, deve provocarne di nuove, un libro deve essere pericoloso"...

(Emil Cioran)

10 aprile 2007

the postman delivered a letter from your soul

668 pagine.
10 giorni.
pagina 473:
"io amo l'amore,
la bellezza dell' amore.
amo l' idea che nulla è dovuto, che l'amore degli altri, il loro tempo, la loro attenzione
siano regali da meritare e non da pretendere."
e così scivolo sulla sedia, riavvolgo il nastro, lo mando avanti, lo riavvolgo,
metto in pausa...
fra 25 giorni non sarò più qui.
sarò io, altrove.
lasciando tutto qui e cercando tutto lì.
lasciando tutto lì e cercando me qui.
mi scriverò una lettera e me la spedirò.
inizierò la mia corrispondenza con me stesso dal mondo.
questo è quello che farò.

2+2=5





c'è l'inverno che lascia il posto alla primavera.
c'è il sole che brucia la pelle.
c'è l'allergia che prude dentro il naso e dentro la gola.
c'è un libro di 600 e più pagine finito in 10 giorni.
c'è un amore che vola via, lontano e più lontano vola più forte attacca le radici dentro i polmoni.
ci sono parole di notte.
passeggiate sugli scogli e fotografie per cercare di immortalare i desideri.
c'è un viaggio davanti a me, ci sono valigie piene di speranza.
che possa tutto tornare calmo e blu come solo io so.
il modo, il tempo, il luogo non importa.
basta solo che torni calmo e blu.
voglio respirare, annusare, correre, saltare, ridere, volare lassù in alto sopra le nuvole.
c'è un uomo tanto forte e così tanto debole seduto a tavola con bretelle e papillon che vuole parlare con me.
forse sogna un dialogo, lo stesso che sogno io, ma tutti e due eterni sognatori non riusciamo a raccontarci le nostre paure.
poche parole:
"allora, com'è andata questa pasqua?"
"bene..."
bene, bene è la bugia più grossa che potessi raccontare.
bene..
sembrava un 2+2=5 su una lavagna gigante.
avrei voluto sparecchiare di colpo e girare la sedia e cominciare a raccontare di una pasqua in mezzo a tanta gente, ma perfettamente solo, sordo alle risate, cieco agli sguardi, paralitico alle passeggiate.
una pasqua in cui tutto il vuoto che poteva raccogliersi si è adagiato dentro di me.
uno stura lavandino immenso premuto sul mio petto e io così, sollevato in aria.
una pasqua in cui il mare arrivava a riva portandomi ricordi e tornava indietro rubandosi la serenità.
un'onda dopo l'altra.
avrei voluto raccontare con tutte le parole del mondo di un amore che è volato via, un amore che mi spingeva, mi tirava, mi cullava, di un amore che avrei regalato a chi l'amore me l'ha regalato 30 anni fa.
avrei voluto raccontare di quei minuti seduto su uno scoglio passati ad aspettare una biglia arancione che lentamente si fonde nel mare..
avrei voluto scegliere le parole più belle per far capire a quel cuore a forma di papillon tutto il mio amore.
la mia felicità, la mia infelicità, i miei sogni, le mie promesse.
le mie forze, le mie certezze, le mie speranze.
e invece "bene.."
e siamo rimasti così, tutti e due a immaginare se quella bugia potesse essere un aiuto o solo un altro fallito tentativo di saldare un'amicizia eterna che aspetta solo di essere firmata ed esposta nel museo del DNA.
questa è stata la mia pasqua.
tre giorni a rincorrere qualcosa che non c'è più, tre giorni a cercare di riprendere fiato, tre giorni passati a cercare di non pensare con lo scopo di pensare a tutto quello che mi manca.
e poi correre verso il mare a portare secchiate di lacrime.
con le mani che fanno male.
e in quel momento mi accorgo che è vero dolore e non più sfogo.
quando comincia un leggero dolore sul dorso delle mani e scende lentamente fin sulle unghie.
ecco, lì amo con tutto il cuore qualcuno che non ho più.

05 aprile 2007

regno dell'assoluto



sono un re seduto sul suo cavallo
e guardo lontano le mie terre sconfinate.
io, re della mia fantasia, della mia vita, del mio amore.
padrone di immagini ed emozioni.
monarca della felicità.
io sono il signore dei miei occhi e del mio cuore.

02 aprile 2007

il pranzo è servito

mi piaceva...
mi piaceva tanto fare l'amore
con l'amore.
scegliere gli sguardi più belli e sinceri.
sentire il profumo della vita scorrere nelle vene.
e chiudere la porta del mondo dietro di noi.
correre fra sogni e carezze
lasciando tracce di felicità sui muri del nostro cuore.
mi piaceva sentire la sua voce che mi parlava, mi accarezzava
le orecchie e mi stringeva.
quella voce persa ora fra tante altre, fra rumori di posate che uccidono prede già morte.
fra volti il suo volto.
leggero delicato e profumato.
oggi ho mangiato occhi, labbra, capelli, mani.
oggi ho mangiato un pasto dimenticato, nudo, eterno.

doccia di colore

regalo orologi
compensando il vuoto
che
le ore che passano, lasciano,
precise, sulla pelle.
l'acqua nell'acrilico.
il pennello scivola leggero sul braccio.
come onde d'inverno
indipendenti.
lasciano conchiglie morte.
dal dolore, dalla solitudine.
dal coraggio di aver scelto di andare a morire.
annuso innesti di piante
dove due vite si fondono
e si promettono
passato, presente e futuro.

30 marzo 2007

intanto mi incammino



..io resto anche quando non mi avrai
e ti avrò pur senza possederti..

28 marzo 2007

credo che dio sia color salmone

e se poi tutto quello che colori si scioglie
con la pioggia,
allora sarà servito ad insegnarti ad usare colori indelebili.
sogni il rosa dappertutto e lo butti sulle tele.
le donne dei fiori profumano di rosa
mentre i figli si svegliano alle 3 di notte con la regina di cuori
che recita un'antica canzone:
'muoiono gli uomini in battaglia ripetendo nelle loro teste
"torna a trovarmi".'
avvisatemi se avete paura
che la paura cercherò di allontanarla in modo drastico.
è questo che voglio.
bevo vino e non mi accorgo che macchia.
macchie indelebili dentro il cuore
scivolando giù nello stomaco come un'anguilla.
bandito nella notte cercando mani da rapinare
senza dire nulla.
con lo sguardo di chi cerca la vista
perduta in un incidente di percorso che ha fatto "TIN".
semplicemente "TIN".
mi ricordo bene quel suono,
dentro di me, di sera, d'estate, d'amore.
archi che nell'ombra tendevano verso le stelle.
frecce appuntite che colpivano il cuore così
in profondità
da temere il giudizio divino.
di vino.
apro e chiudo la porta per sentire il freddo della maniglia,
profumo di olive dimenticate in un mare grigio di carrelli di metallo dove giacciono
due corpi nudi che non riescono ad incastrarsi come vorrebbero.
canta allora, canta
fra le lacrime di una canzone d'uccello.
ti troverò nella stanza di qualcun altro
e allora sarò grande abbastanza da prendere un aereo e schiantarmi nel blu.
prima che possa farlo tu.
il tempo passa e con lui anche la parte che abbiamo recitato in questa vita
così lunga, così traditrice,
così bella, così puttana.
che ci chiede soldi per un pò di divertimento.
senti che vento là fuori,
ci porterà via, senza che ce ne accorgeremo,
ci porterà lontano sulle nostre nuvole che cambieranno forma a loro piacimento.
occhi dolci,
ieri non sapevo chi ero.
oggi non so cosa fai.
domani non so dove saremo.
soffierò su aerei di carta per farli volare
su teste idiote che credono di conoscere i segreti
delle armoniche.
ma il suono viene da dentro la mia anima.
ora so.
che la pietra affonda in un mare d'amore portandomi con sè
sorridendo al demonio denaro dalle tasche bucate.
lettere su lettere su zattere come megattere
che sbottano perchè vogliono solo fottere.
e addio alla sincerità che il fante di cuori piega con cura insieme
alle buste di plastica di mia nonna.
ma voi non sapete che i fiori crescono anche sopra i tetti,
e io me ne vado a new york.

26 marzo 2007

senatus popolusque romanus

solo per strada con la pioggia nervosa che non smette di ticchettare
sui vetri della macchina,
come uno scrittore gravido di parole
batte i tasti con lettere ingiallite.
i tergicristalli obbediscono come schiavi su navi romane
ai comandi della frusta.
oooohh issa!
oooohh issa!
e mi portano lontano su mari d'amore
finchè mi incaglio su sabbie piene e scogli di ricordi.
allora
freno
e guardo i vetri che si appannano lentamente.
accendo la radio e...

(negramaro. estate.mp3)

timpani

non so cosa scrivere.
sono le 00.13 e fuori piove.
ripenso a domeniche diverse, quando non tornavo a casa.
e adesso invece torno a casa dopo una serata piena di luci colorate e musica.
ma le luci e la musica che voglio io non ci sono.
ripenso a tante parole dette e non dette.
e un telefono spento alle 3 di notte.
i miei cuscini, il mio piumone,
il comodino, i libri per terra sul parquet.
tutto mi sta tremendamente stretto.
sogni d'oro.

23 marzo 2007

7

E’ il numero della sensibilità e della fantasia, e anche del sesto senso ad esso è associato Nettuno.
Chi "possiede" questo numero potrebbe diventare un pittore, scultore o musicista.

lacrime per un coccodrillo. morto.

johnny's in the basement
mixing up the medicine
i'm on the pavement
thinking about the government.
ci resto finchè non crollo.
gli occhi si chiudono su parole piene di rabbia, piene di voglia,
sature di stanchezza.
mi cade la testa, la musica non si ferma.
sono lontano da tutto, senza confini, senza boe, senza linee gialle
nelle metropolitane.
e così arriva un treno, veloce, mi sbatte l'aria in faccia
proseguendo dritto per la sua strada.
tanto il treno è più forte di me.
ma io non mi sposto
socchiudo gli occhi e spingo le cuffie nelle orecchie.
non mi fai paura treno.
non mi fai paura.
è passata,
è svanita,
l'ho colorata di rosa e l'ho lanciata nel mare.
i'm on the pavement
i'm on the pavement
i'm on the pavement
i'm on the pavement
l'occhio rasoterra dà vita all'inanimato.
l'occhio rasoterra è l'amico che non ho mai avuto.

22 marzo 2007

vero come il ghiaccio, come il fuoco

la mela verde rotola nel prato delle illusioni
e le strade sono grandi con palazzi così alti che toccano
i sogni
e io resisto al volo
ancorato al tombino della fantasia
i fogli si tagliano in piccoli pezzi e diventano
neri
e rossi
e grigi.
poi tornano bianchi.
alle due non c'è nessuno.
tornate più tardi.
le vacanze sono fatte per parlare.
io parlo col giudice vestito di rosso
che mi accusa di essere andato via.
e durerà la mia pena fin quando qualcuno mi salverà.
le chiavi restano sul televisore.
e il fuoco si spegne nel sole
con la canna da pesca per scovare anguille come pensieri.
parto
porto
aperto
esperto
coperto dalle nuvole che si schierano a proteggere il cielo.

21 marzo 2007

goodmorning maccheroni

mi sveglio pensando al profumo di un piatto di maccheroni
come li preparava mia nonna.
le sue mani rugose che impastavano farina uova e acqua
fino a diventare una pasta giallina con una consistenza meravigliosa.
e quel ferretto di metallo col quale li arrotolava precisi.
io osservavo accanto a lei.
il mio naso a stento superava l'altezza del tavolo.
e allora quella piccola sedia blu in vimini intrecciato era la cosa più importante
per me.
ci salivo sopra e vedevo tutto perfettamente.
ogni tanto la mia piccola mano buttava un pò di farina su quel tavolo di marmo.
e il ragù preparato chissà come.
anni e anni con mio padre a cercare di raggiungere lo stesso sapore, ma niente.
solo lei è custode, ormai chissà dove, di quei sapori.
good morning maccheroni,
il primo giorno di primavera è freddo
e mi consolo con questo ricordo.
mio nipote mi indica la strada da percorrere mentre guido verso casa sua.
è piccolo.
le sue manine si attaccano alle mie dita.
mi porta in giro per casa a farmi scoprire
i suoi segreti che una volta erano miei.
guardo i suoi occhi attenti, curiosi, pieni di vita.
e la mia vita cammina accanto alla sua.
felice.
cresci forte, annusa gli odori che ti piacciono di più,
fatti rapire dai colori più vivi,
lasciati trasportare dall'amore per le cose semplici, sono quelle che ti resteranno
dentro come una cicatrice.
e un giorno anche tu, svegliandoti un mercoledì mattina,
sentirai il profumo di un piatto di maccheroni preparati
dalla nonna per te.
e ancora per me.
e ci ricorderemo dei nostri maccheroni.

19 marzo 2007

polvere nel vento

nuvole grigie, scure, forti, belle.
vento che soffia forte.
mi porta lontano, via, via, via.
via di qui.
velocemente via di qui, via da tutto.
alzo polvere e volo via.

15 marzo 2007

BANG!

cerco ancora di più
sento che il più non mi basta mai e dopo il più c'è il meno che è uguale all'infinito.
nell'infinito si perdono le mie parole urlate nel cuore
della notte
su freddi binari che si osservano impassibili,
inermi sotto acciaio sopra pietre.
equidistanti sempre
dall'amore.
diventano dita
diventano vita per occhi che si incrociano.
la sabbia del mare e confusioni notturne
che si rincorrono nei giorni.
saltano piedi, saltano gambe
saltano cuori.
come saltano in aria case, palazzi sotto aerei
carichi di morte.
amore e morte.
morte all'amore nei freddi minuti di un anno che comincia finendo
col sette.
sette, sempre sette comunque sette.
settimana, settore, settaggi.
dovunque sette.
e sette bacchette mangiacassette
sorridono in fossette comprando borsette
puntando baionette
si sentono amiche.
ma i vestiti e le discoteche
rubano l'amore.
n.y.c.

14 marzo 2007

mercurio nel sole

lo sento dentro, quasi fosse un cacacacacacacaca.
chiedetevi cos'è.
io non do risposte.
è dentro ognuno di voi.
dentro di me.
dentro di te.
è solo una.
solo uno.
è solo tanti.
ed io rimango occhi nel sole,
faccia alla luna, piedi nel blu.
ascolto un minuto, due ore, tre giorni, quattro mani.
wednesday.
mi sento piccolo on wednesday
perchè quello che mi circonda
è una palla che gira vorticosamente
e lentamente mi risucchia.
wednesday.
mi manchi come sempre.
senza le tue parole al mattino
mentre mi lavo i denti e ti sento dietro .
on wednesday.
ti vesti voltandomi le spalle
e mi guardi dallo specchio.
e così in quello specchio l'immagine
distorta di un amore volato via,
on wednesday.
i still love you,
on wednesday.

play-stop-rewind

solo con i miei pensieri.
mi guardo dentro cerco risposte.
le trovo le studio, le analizzo.
come un ricercatore, al microscopio passo la mia vita, il mio passato, il mio futuro.
ascolto parole che mi hai detto, le riavvolgo come un nastro dell'86:
REWIND...
PLAY...
STOP...
REWIND..
e scopro note nascoste, note sfuggite che hanno stonato alla Prima.
ma paganini non ripete, e allora
suonerò la mia armonica lee oskar, con calma, assaporando l'odore del legno
che si posa sulla lingua ed entra nei polmoni.
il sole scalda, la luna scruta.
le stelle mi fanno compagnia.
e fra mille stelle, tu sola stella sai cosa devi fare.

09 marzo 2007

finestrini

ho raccolto la mia disperazione
come si raccoglie la roba sparsa in camera.
l'ho raccolta tutta, una maglietta a forma di cuore, un paio di calze, l'amore, fare l'amore, le carezze, i baci, gli abbracci, le mutande,
il maglione, le urla, le mani,
i capelli, la camicia, i jeans.
ho raccolto tutto e l'ho messo in macchina.
e poi via al buio.
ho lavato tutto con le lacrime.
forti, copiose, lacrime di disperazione.
lacrime sui finestrini, lacrime sul volante, sul pomello del cambio,
sulla radio.
lacrime sul telefono mentre una voce
era solo una voce a poche centinaia di metri da li.
io piango davanti ad un cimitero.
il silenzio.
tutto quello che è rimasto, solo il silenzio, violentato dal mio pianto.
loro hanno ascoltato tutto, ognuno con la sua vita dimenticata, ognuno con la sua
morte diversa.
hanno ascoltato in silenzio tutti intorno a me
mentre dicevo "mi sveglio e non ci sei, vado a letto e non ci sei".
hanno ascoltato mentre diceva "anche tu non ci sei"
hanno ascoltato "mi manchi da morire"
hanno ascoltato il silenzio.
un angolo di notte dove lavare i miei panni sporchi.
solo.
abbandonato alla mia voglia di piangere,
solo piangere.
avevo voglia solo di quello.
e di una vita fatta da quattro mani, quattro occhi, quattro gambe,
venti dita, due teste, due nasi, quattro orecchie, due bocche, due corpi, quattro braccia.
un amore.
e quella maledetta casa che e' crollata prima di essere costruita.
io, figlio di un ingegnere, che da piccolo seguivo mio papa' dappertutto, nei
cantieri, sulle strade ad imparare come si faceva a costruire una casa,
da dove si partiva, come facevano a costruire il secondo piano.
io che seguivo una casa da quando le sue matite con le mine ricaricabili
tracciavano le righe sui fogli.
quando le sue penne a china 0.1, 0.2 e 0.3 ricalcavano i segni leggeri delle matite.
io che andavo a fare le copie dei progetti in copisteria e li riportavo con quel profumo strano
di ammoniaca mista a chissa' cosa.
e poi giorno dopo giorno vedere come quelle righe piatte diventavano stanze, bagni, cucine,
sogni.
io, figlio di un ingegnere.
che volevo fare l'ingegnere.
la mia casa l'ho lasciata li.
su un foglio stropicciato, bagnato da lacrime, cancellato da gomme di incomprensioni.
e in quella casa ora è rinchiuso tutto il mio dolore.

27 febbraio 2007

Post Scriptum

riapro le pagine di questo blog solo perche'
altrimenti andrei contro il motivo stesso
per cui i miei blog nascono.
comunque, non ho più niente da dire.

12 febbraio 2007

les fleurs du mal

non sopporto piu' questo silenzio.
assordante come solo il silenzio sa essere.
mi fa male dentro.
mi fa male pensare.
mi fa male scrivere.
mi fa male parlare.
mi fa male annusare.
mi fa male leggere.
mi fa male piangere.
mi fa male camminare.
mi fa male dormire.
mi fa male svegliarmi.
mi fa male.
non ho altro pensiero che il male.
compiro' 30 anni la settimana prossima.
mi fara' male anche quello.

09 febbraio 2007

acqua piovana

l'anno scorso ho dipinto un quadro.
semplice schietto banale.
e' un quadro che significava tante cose.
ho messo quel quadro davanti agli occhi di tutti, ma forse dovevo metterlo
davanti a me stesso e alla mia vita.
meglio.. avrei dovuto farne la mia vita.
addio sannicola.

checcos'e' l'amor...

l'amore.
l'amore cos'e'? dove arriva?
quanto e' grande?
l'amore e' essere se stessi.
l'amore non si quantifica, non si calcola, non si riduce a causa-effetto.
l'amore non si spiega.
si respira, si accarezza, si ascolta, si prende per mano.
l'amore non lo so spiegare,
ma quando l'amore e' dentro di me lo sento.
mi han detto che non so cos'e' l'amore.
forse.
forse non so cos'e' quello degli altri.
come gli altri non sanno qual e' il mio.
ma chi riesce a dimostrare tutto l'amore che ha dentro?
chi?
io non so dimostrare tutto l'amore che porto dentro e probabilmente
non ne dimostro nemmeno un terzo.
ma io amo e amo davvero.
non sono bravo in tante altre cose, ma amo.
amo col cuore.
con gli occhi.
con le parole.
i gesti d'amore non li so usare.
e' il mio limite.
ma ho un amore dentro. solo uno.
e se scompare quello scompariranno i miei sogni.

07 febbraio 2007

buon compleanno

papa'.
buon compleanno.
buon compleanno anche se siamo sempre distratti, distanti, magari nervosi.
buon compleanno anche se non ti ascolto, se non ti aiuto quando tu mi hai sempre aiutato.
papa', tu che mi hai tenuto sempre stretto per paura che volassi via come un palloncino
nel cielo durante le feste di paese.
buon compleanno alla tua vita coraggiosa, onesta, forte e giusta.
buon compleanno ai tuoi sogni realizzati e no.
buon compleanno alle tue mani forti, ai tuoi passi decisi, ai tuoi occhi attenti.
buon compleanno a quello che mi hai insegnato e che rimarra' sempre dentro di me.
buon compleanno papa'.

06 febbraio 2007

il fantasma dell'opera

di giorno sono forte per voltare pagina
e la sera piango lacrime di dolore.
poi mi travesto da albero e resto fisso a guardare la luna nel cielo freddo della notte.
mi sposto e divento muro.
guardo la strada con le biciclette che corrono via.
mi trasformo.
panchina,
aiuola,
strada,
ghiaia,
fango,
luce,
ombra,
erba.
le ali non si spiegano.
resto ancorato a quell'ancora nera sulla quale mi cullo al freddo
abbracciando il vuoto.

mamo

entro in casa e mio nipote con la felicita' negli occhi mi guarda.
fermo nel corridoio.
poi dal cuore fa spuntare un sorriso immenso
mi urla forte: MAMOOOOOO!!
alza le sopracciglia a formare due arcobaleni pieni di curiosita'.
poi si avvicina e mi dice:
toi giacca! e io mi tolgo la giacca.
chiui potta! e io chiudo la porta.
veni! e io lo seguo mentre mi stringe la mano.
gli do un bacio e lui: no! baba puge! toi!
e io gli dico: va bene, lo zio domani toglie la barba che punge!
sarebbe bello se entrando in casa, trovassi quel minuscolo essere pieno di amore che mi dice: MAMOO! FELICE!
io gli direi: si, mamo e' felice..

05 febbraio 2007

canta luigi, canta

Ho capito che ti amo
quando ho visto che bastava
un tuo ritardo
per sentir svanire in me
l' indifferenza
per temere che tu
non venissi piu'
Ho capito che ti amo
quando ho visto che bastava
una tua frase
per far si che una serata
come un'altra
cominciasse per incanto
a illuminarsi
E pensare
che poco tempo prima
parlando con qualcuno
mi ero messo a dire
che oramai
non sarei piu' tornato
a credere all'amore
a illudermi a sognare
Ed ecco che poi
Ho capito che ti amo
e gia' era troppo tardi
per tornare
per un po' ho cercato in me
l'indifferenza
poi mi son lasciato andare
nell'amore.

04 febbraio 2007

reves

mi fa male tutto.
dai muscoli alla testa al cuore.
mi fanno male gli occhi,
le orecchie.
mi fanno male i profumi.
mi fanno male i sogni.
i sogni.
mai prima d'ora sono stati cosi' dolorosi.
compagni di speranze e di solitudini.
ora fanno male anche loro.
a tavola, fra un bicchiere di vino e una forchettata di
pasta.
i miei sogni restano accanto al tovagliolo sporco.

02 febbraio 2007

tango della gelosia

romeo si lancia dal ponte,
un fiore legato alla mano destra.
e il tango ancora gli gira in testa.
lunga la notte con la sua ballerina,
bambolina,
dal futuro semplice.
i razzi partono verso la luna e lui ulula piangendo,
ridendo,
odiando.
sente l'aria sul viso, quel viso baciato, sognato, maltrattato,
quel viso da far crescere,
da mascherare con la barba incolta e imprecisa,
irregolare, ribelle.
la barba che nasconde la sua infanzia.
lei, ballerina sulla vita, sull'amore.
guarda il suo romeo.
cade lentamente sogna lentamente sorride lentamente.
lo guarda come lo ama.
lo ama come lo sogna.
lo sogna come lo vuole.
ma resta solo un sogno sul pont des artes.

ma poi...

ma poi all'alba mi giro sul fianco destro e riprendo sonno.
un sonno profondo, pesante in cui graffio la portiera della mia macchina uscendo dal garage.
sogni confusi e in bianco e nero.
sogni di gloria, sogni di sogni.
come posizionare uno specchio di fronte ad un altro specchio,
i sogni di sogni continuano all'infinito.
diventano sempre piuì piccoli fino a svegliarsi.
e lo svegliarmi e' come un interruttore della luce che toglie agli occhi la realta'.
non so se sono sogni o sono io che parlo con persone immaginarie e con me stesso.
propendo per la seconda scelta.
e così parlo, litigo, faccio quello che di giorno metto in tasca.
e allora mi giro e mi rigiro.
mi scopro, mi ricopro.
accendo il computer, leggo.
poi quando e' il momento sentire la sveglia non la sento piu'.
e corro.
corro per casa, corro per le scale che sono piu' veloci dell'ascensore.
5-4-3-2-1- pian terreno.
prendo la macchina e corro.
corro nei miei pensieri.
corro sempre.
sebbene l'immagine che si ha di me e' ferma, ancorata a qualcosa, io corro.
e ho voglia di correre.
ma non trovo.
non trovo quel qualcosa in cui correre fino a farmi mancare il respiro.
correre fino a farmi girare la testa.
fino ad entare in una doccia calda d'inverno, fredda d'estate che mi facccia dire:
sono io.

04:17

e non dormo...
di colpo mi sveglio e penso a giornate calde al mare.
a sabbia e acqua e a qualcuno che prendera' il mio posto..

31 gennaio 2007

l'enfant prodige

sono quello che ha sempre avuto qualcosa in piu' degli
altri.
quello piu' sensibile,
quello piu' curioso,
quello piu' allegro,
piu' estroso,
piu' affettuoso,
vivo,
interessante,
dolce,
profondo.
sono quello che in piu' degli altri e' sempre e soltanto
un bambino ancora acerbo per il bancone dei frutti maturi.
l'enfant prodige dell'ipercoop.

30 gennaio 2007

i cento comandamenti del pazzo

pennelli
stile
terremoto
maremoto
uragano
sciabolata
sole
verde
cane
casa
capelli
bacio
carezza
mano
freddo
caldo
vestito
righe
sesso
respiro
coperta
argento
dio
castello
mare
principe
chiave
sangue
acqua
pianta
foto
orologio
telefono
parole
lacrime
urla
colore
professione
libri
pallone
monitor
amore
mare
macchina
no
centoquaranta
morti
carte
fili
fiocchi
doccia
polmoni
pietra
scrivere
gente
bianco&nero
sentire
chitarra
rosa
platone
seneca
pitagora
cestino
strada
pugni
compromesso
new york
alcool
luna
occhiali
spingere
sandwich
tasti
anello
letto
olio
divertimento
orgasmo
perdere
segreto
benzina
direzione
pagine
sabbia
stella
rosa
girasole
borsa
asciugamano
pizza
giallo
gelosia
scatola
lettera
pigiama
matrimonio
cutter
ventitre
ladro
?
scrivereparolesenzapensareaquellochepotrebbesuccederefasentirelaforzadelmioioche
chiedesoltantoiltuoioperchenonesistealtroioallinfuoridite.

vorrei essere coperta, lenzuolo, cuscino

Hey jude, dont let me down.
You have found her, now go and get her.
Remember to let her into your heart,
Then you can start to make it better.

26 gennaio 2007

"notte alta e sono sveglio..."



e cosi' e' notte alta, e sono sveglio.
accendo candele in un angolo sul parquet.
ciotoline azzurre con lumini dentro.
che strano effetto.
prendo la macchina fotografica e comincio a scattare.
una, due, tre, quattro foto..
poi le cancello e le rifaccio.
ne tengo una.
non so perche'.
e scrivo, scrivo, scrivo.
perche' non posso piu' parlare, scrivo.
perche' non sono mai riuscito a parlare, scrivo.
perche' ho voglia di parlare, scrivo.
scrivo.
un foglio e poi un altro e un altro ancora.
scrivo di un ritardo durato troppo,
di un giardino che volevo trasformare.
di un uomo che volevo diventare.
scrivo la mia maledizione e la mia fortuna.
scrivo di me e della mia vita.
scrivo finche' passa una macchina,
finche' non mi si chiudono di nuovo gli occhi.
scrivo...

25 gennaio 2007

ali

dove sono finiti i miei sorrisi?
i miei occhi che guardavano lontano?
le mie parole che davano serenita'?
si sono chiusi in un sacchetto, nel freddo di una notte.
per mesi e mesi ho parlato a lungo senza dire niente.
e ora parlo con me stesso raccontando tutto.
mi accorgo dei miei movimenti, dei miei sguardi, delle parole che ho detto
e che non ho detto.
soprattutto quelle.
sono diventato un riccio, nel momento in cui dovevo diventare un aquila e volare lontano.
quelle ali non sono spuntate.
e il motivo per cui non sono spuntate lo capisco solo ora.
adesso potrei volare, potrei farmi trasportare dal vento,
potrei guardare tutti dall'alto come ho sempre voluto fare.
ma sono diventato pesante, tanto pesante da non convincere le altre aquile.

24 gennaio 2007

il libro

vorrei per te parole.
parole d'amore.
che facessero tornare i giorni forti.
vorrei per te la convinzione del futuro,
la noia del passato,
la felicita' del presente.
vorrei per te che non fossi stato io,
a distruggere i nostri sogni,
le nostre speranze.
avrei preferito fosse stato qualcun altro.
io che dovevo proteggerti,
io che dovevo portarti via.
io che dovevo regalarti il mondo intero.
io che ho aperto un libro e ho fatto volare via
le pagine, una ad una, lentamente, piano piano.

io

di notte e' tutto piu' chiaro.
brillano le lacrime e illuminano una stanza vuota
che doveva svuotarsi ancora di piu'.
brilla una falce di luna
alla quale appendo il mio dolore.
e penzola, li' sbattuto dal vento.
mi guardo dentro e vedo vetri rotti.
avevo un castello di cristallo che splendeva.

22 gennaio 2007

se una notte d'inverno un viaggiatore

fastidiosa nebbia.
scesa da qualche settimana non fa vedere piu' niente.
non si vede piu' con questa nebbia.
non si vede piu' la strada, il cielo, le macchine per strada.
arrogante nebbia.
non si trova piu' la torre in piazza, la piazza in citta', la citta' dall'alto.
silenziosa, egoista, eccentrica, presuntuosa nebbia.
non si vede nemmeno chi hai di fronte.
il vento non c'e' piu'.
il vento d'estate che portava carezze oltre mare.

18 gennaio 2007

?

(bruno resta a colazione. per dio.)

il mio naso

il mio naso e' grande.
il mio naso ricorda profumi lontani.
il mio naso e' storto perche' un pallone ci e' sbattuto contro.
una volta, due volte.
e' storto ma a me piace cosi'.
a me piace il mio naso,
che e' quello di mio padre e prima ancora di mio nonno.
lo stesso naso per tre generazioni.
chissa' se mio nonno sentiva il profumo della lontananza.
chissa' se mio padre sente il profumo della malinconia.
chissa' se il mio naso sentira' il profumo della felicita'.

17 gennaio 2007

l'alimentari

e' come entrare in un alimentari.
chiedere del pane guardando la mensola semivuota e
il panettiere ti dice: "adesso vediamo se e' rimasto qualcosa."
poi comincia a spostare i mezzi panini, quelli prenotati,
quello duro che non puo' nemmeno piu' vendere.
e intanto tu guardi i suoi movimenti da dietro il bancone
e pensi che avresti solo voluto mangiare un po' di pane buono,
profumato.
solo del pane.

16 gennaio 2007

il picchio

silenzioso entra,
scosta la porta col becco e si avvicina.
lo osservo con gli occhi semichiusi per non spaventarlo.
impavido non si lascia intimorire e piega la sua testolina.
ora a destra
ora a sinistra.
mi scruta.
saltella sul piumone e arriva a me, mi guarda e ancora una volta e poi comincia.
toc
toc
toc
toc
toc
toc
ha trovato casa nel mio cuore.
e scava.
e picchia.
forte.
toc
toc
toc
toc

15 gennaio 2007

stella di mare

Cosi' stanco da
non dormire
le due di notte non
c'e' niente da fare
mi piace tanto
poterti toccare
o stare fermo e
sentirti respirare
dormi gia'
pelle bianca
come sara'
la mia faccia stanca
provo a girare il
mio cuscino
e' una scusa per
venirti piu' vicino
provo a svegliarti
con un po' di tosse
ma tu ti giri come
se niente fosse
spengo la luce
provo a dormire
ma tu con la mano
mi vieni a cercare
tu come me
tu come me
che le stelle
della notte
fossero ai tuoi piedi
che potessi
essere meglio
di quello che vedi
avessi qualcosa
da regalarti
e se non ti avessi
uscirei fuori a
comprarti
stella di mare
tra le lenzuola
la nostra barca
non naviga
vola, vola, vola!
Tu voli con me
tu voli con me
tu vola che
si e' alzato il vento
vento di notte
vento che stanca
stella di mare
come sei bella
come sei bella e
come e' bella
la tua pelle bianca
bianca bianca.
Tu come me
Tu come me
Uh, tu uh uh come me
tu come me.
Chiudi gli occhi e
non guardarti intorno
sta gia' entrando
la luce del giorno
chiudi gli occhi e
non farti trovare
pelle bianca di luna
devi scappare
dormi ora
stella mia
prima che il giorno
ti porti via
via via!...
Tu come me
tu come me
ora non voli
si e' fermato il vento
posso guardare
la tua faccia stanca
e quando dormi
come sei bella
come sei bella e
come e' bella
la tua pelle bianca
bianca bianca!
Tu come me
Tu come me
tu come me
tu come me
tu come me...

14 gennaio 2007

siamo personaggi in libri d'amore

capita che ti svegli un mattino presto
e non capisci se fuori e' inverno o cosa.
capita che hai ricordi sfuocati della sera prima
perchè hai fatto scendere dentro lo stomaco alcool finche'
hai voluto.
e quell'alcool poi e' salito su fino alla testa.
e si e' fermato sul cuore.
e' tornato indietro nel tempo.
mi ha disarmato.
ha innescato dentro di me una bomba ad orologeria.
e ora mi trovo a lottare contro il tempo,
contro le lacrime che vorrebbero scendere copiose,
ma che cerco di trattenere.
perche' non devono uscire, non piu'.
nemmeno una.
gli occhi diventano lucidi, la voce mi si strozza
in gola ma non devono scendere.
adesso apro il libro che si intitola "sei mesi fino ad oggi. e altre storie cosi'".
lo studiero' per bene e capiro' se alla fine il protagonista ha fatto il protagonista oppure non ha portato niente alla storia.
allora diventera' una comparsa che si perdera' fra le altre.
ma non c'e' da disperarsi: sylvester stallone era una comparsa in "saturday night fever" tanti anni fa e poi..

10 gennaio 2007

un tempo piccolo

Diventai grande in un tempo piccolo
mi buttai dal letto per sentirmi libero
vestendomi in fretta per non fare caso
a tutto quello che avrei lasciato
scesi per la strada e mi mischiai al traffico

rotolai in salita come fossi magico
toccando terra rimanendo in bilico
diventai un albero per oscillare
spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare

dipinsi l'anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica
poi pranzai tardi all'ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le pene con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo

ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto
mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco
chiudendo i dubbi in un pasto misto

dipinsi l'anima
su tela anonima
e mescolai la vodka
con acqua tonica
poi pranzai tardi all'ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le pene con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo

e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.

08 gennaio 2007

io sono vero

mentre leggo mi viene voglia di scrivere.
e questo ormai e' l'unico posto in cui scrivo in santa pace.
mille quadernetti sparsi fra borse, giacche e valigie ancora da disfare.
mille pagine da riempire
ma sempre qualcuno o qualcosa intorno.
e allora accendo il computer e leggo le mie parole, i miei giorni passati..
se solo potessi leggere anche quelli futuri.
mio padre oggi seduto sul divano mi ha fatto una domanda alla quale avrei voluto rispondere in mille modi.
avrei voluto rispondergli sorridendo, forte, sicuro e deciso.
avrei voluto rispondergli da figlio, aggrappandomi alla sua mano forte
e rugosa, ma sempre grande, cosi' come e' rimasta nel tempo.
io crescevo, anche piu' in alto e la sua mano sempre forte.
avrei voluto rispondergli dicendogli solo poche parole rassicuranti
aspettando il suo sorriso.
e invece avrei dovuto rispondergli dicendogli la verita'.
ma qual e' la verita'?
io la conosco la verita'?
ne sono io il portatore o sono solo lo spettatore di una verita' che parole forti e decise mi mostrano in pomeriggi invernali?
so solo che mi accontento della mia forza, di una frase scritta per un "amico" virtuale, un compagno di blog.
di una risposta ad una mia frase dedicata a lui di cui riporto un pezzo..
non importa chi come e perche'.
importa solo a me e a lui:

sara' un domani piu' forte


avevo davvero bisgno di una frase cosi' vera
un abbraccio
massi