28 aprile 2007

cronache di un amore a matita.

rincorrere all'infinito
la vana speranza che la comprensione e la voglia di guardarsi
dentro si posino come rugiada sule foglie dell'alba.
io non ho fatto niente.
non sto facendo niente.
non farò mai niente.
non farò mai più niente per niente.
niente per nessuno.
tanto basta essere amici e
parlare del più e del meno.
è andata così.
rassegnamoci in nome del dio della debolezza.
e facciamocene una ragione.
mettiamoci una pietra sopra.
un macigno.
una montagna.
il mondo intero.
voglio andarmene.
voglio sparire.
voglio.
voglio.
voglio.
voglio.
sono egoista.
sono un egocentrico del cazzo.
sono chiuso nel mio mondo ovattato.
sono debole.
ho paura di cambiare la mia vita.
sono poco intraprendente.
sono immaturo.
non sono pronto.
distruggo la vita degli altri.
faccio schifo.
faccio male.
non capisco.
perciò meglio perdermi che trovarmi.
quindi perdetemi tutti.
tutti.
dal primo all'ultimo perdetemi come si perde una ricevuta
su una scrivania in disordine.
come una calza spaiata in un cassetto.
come le chiavi della macchina quando sei in ritardo.
perdetemi come una moneta fra monete.
ma non perdete tempo a cercarmi.
same old scenario.

27 aprile 2007

lunadinotte

"…Molti anni dopo, a New York, incontrai una donna di Taiwan. Mi disse
che i taiwanesi, a causa di una particolare conformazione della lingua,
non riescono, almeno per la maggior parte, a parlare un inglese
comprensibile. In effetti capii che questo era quanto aveva detto quando
la persona al suo fianco me lo ripetè con parole sue.
Lei era una ricercatrice scientifica, si occupava dei sogni, con un
approccio biologico. Un giorno aveva tenuto una conferenza alla Columbia
University. L’aula era affollata: c’erano docenti e studenti. Quando
aveva cominciato a parlare si era accorta che molti di loro si erano
infilati le cuffie, aspettandosi la traduzione simultanea da qualche
lingua straniera: e invece stava parlando inglese. Lei continuava e
quelli giravano manopole e premevano bottoni, imprecando. Poi, alcuni
avevano rinunciato ed erano usciti dalla sala. Altri si erano
appisolati. Qualcuno si era messo a mandare messaggi con il cellulare.
Un solo uomo la seguiva e prendeva appunti su un enorme quaderno rosso.
Lei aveva le lacrime alla frontiera degli occhi, ma le fermò per
quell’uomo che prendeva appunti.
Continuò a parlare soltanto per lui. Alla fine del suo intervento,
quando chiese se ci fossero domande, lui alzò la mano e ne fece una,
rivelando un diverso approccio alla materia.
La successiva domanda, fatta nel giardino dell’università, fu se avrebbe
accettato di andare a cena con lui. Tre mesi più tardi si sposarono: lui
era la persona ora al suo fianco, che ne traduceva le parole
dall’inglese all’inglese.
Era l’unico in tutta l’America che la capisse.
L’amore, pensai scioccamente, nasce dal miracolo della comprensione.
Ma la donna di Taiwan mi disse un’altra cosa, che lui “tradusse”. E la
cosa era che, dopo il matrimonio, sistemando i loro libri nella casa
nuova, aveva ritrovato l’enorme quaderno su cui gli aveva visto prendere
appunti pochi mesi prima, alla conferenza.
Lo aveva aperto con delicatezza alle pagine di quel giorno e aveva
scoperto che erano piene di scarabocchi, disegni senza senso e, più
volte ripetuta, la scritta: “She’s a dream”. Lei è un sogno.
In silenzio aveva richiuso, capito che l’avrebbe amato per questo e per
molto tempo, perché l’amore non vive di miracoli, ma della scelta di
provare a comprendersi, anche quando non ci si capisce una mazza…"

L'Artista - Gabriele Romagnoli

26 aprile 2007

under a blood red sky

partirò.
vorrei non tornare più, immediatamente.
andare via in questo momento e non tornare più.
forte.
non so ancora per quanto e come.
sono forte nelle nuvole bianche che cambiano forma
in un cielo caldo che ancora estivo non è.
non riesco a togliere lo sguardo dalla mia vita.
la sto studiando,
giorno dopo giorno,
anno dopo anno.
ci sono io, sempre e solo io.
e io sarò il protagonista della mia vita.
scritturato e ben pagato.
nessun altro può ricoprire il mio ruolo.
comprerò tutti i miei sogni
pagandoli con i desideri.
e la musica nelle orecchie mi accompagnerà,
lontano dove troverò la mia immagine
riflessa sotto un altro cielo.

24 aprile 2007

ho deciso

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(a. merini)

22 aprile 2007

20 aprile 2007

mood

oggi mi manca tutto quello che mi può mancare.
tutto.
sento esplodere dentro di me la necessità
di correre in un determinato punto e urlare forte
tutto quello che ho dentro,
tutti i miei perchè,
tutti i miei dolori,
tutto il mio amore
e tutte le mie aspettative.
sento il bisogno di dire sempre sempre sempre
ogni pensiero che mi passa per la testa
ogni santo giorno.
ogni ora,
ogni immagine che mi trovo davanti.
non riesco a tenermi dentro tutto.
ho tanta rabbia dentro.
così tanta rabbia quanto amore.
una bilancia.
perfettamente in equilibrio.
un giorno una mano spinge giù la rabbia,
un giorno una mano spinge giù l'amore.
un giorno distruggo quella bilancia.
non ce la faccio più.
non ce la faccio più.
è solo un'onda che mi sbatte contro tutti giorni.
senza utilità se non l'erosione.

18 aprile 2007

Abanico...

torno a casa e apro i barattolini di colore.
in fila uno dopo l'altro.
li osservo, li preparo con cura.
appoggio i pennelli e tolgo il cellophane dalla tela.
un pò di bianco, un pò di rosa in una scatola.
bianco e giallo in un'altra.
alzo il volume delle casse:
<<...when I was just a baby, my mama told me, son
Always be a good boy, don't ever play with guns
But I shot a man in Reno, just to watch him die
When I hear that whistle blowin', I hang my head and cry...>>
e il colore dell'amore scorre sulla tela
nelle vene.
coloro la mia vita.
macchie di nero a destra,
bianco-giallo a sinistra,
rosa in mezzo.
e lì la tela resta vuota in un punto preciso,
aspettando di riempire di rosso fuoco
ciò che avrà
quel colore.
devo solo decidere di aprire quel barattolo
lanciare lontano il tappo
versare tutto il rosso
nella scatolina di alluminio,
mescolare la passione, con la rabbia, con l'amore, con la forza
e buttare tutto in quello spazio.
quel giorno avrò chiara la situazione.
e da quel giorno sceglierò la mia strada.

17 aprile 2007

magna grecia

mi arrampico su parole e poi cado dall'alto di un no.
ma ormai non mi faccio più male, solo graffi,
solo un pò di sangue che pompa il cuore.
unico guerriero a combattere una lotta greco romana
a colpi di sogni e desideri.
muscoli che si tendono e mani che stringono mani
con la forza bruta di chi vuole vincere.
io voglio vincere.
voglio alloro
sulla mia testa e canti di muse che acclamano
il vincitore.
voglio il podio nel gradino più alto.
voglio quello che sai e l'avrò,
finchè morte non ci separi.

16 aprile 2007

via t. badia 3

leggero.
dolce.
soffice.
atteso.
voluto.
cercato.
lungo una vita.
e ancora di più.

13 aprile 2007

there's no stopping me

forse è davvero così, forse dovrei ascoltare quella
vocina dentro che mi parla in continuazione.
dovrei sedermi comodo, ascoltarla e poi seguire quello che
mi dice.
forse ha ragione lei.
in fondo qui o lì non cambierebbe molto.
o forse cambierebbe tutto.
è solo questione di fuso orario.
vediamo cosa succede...

(e quel giorno la musica sarà questa)

12 aprile 2007

c'mon c'mon now touch me babe

voglio parlare,
continuare a parlare,
raccontare, sussurrare, continuamente, senza sosta,
senza soluzione di continuità.
sento crescere in me la voglia di farlo.
giorno dopo giorno e non resisto.
e scrivo.
ma vorrei non conoscere le lettere sulla tastiera per trasformare
in parole tutto ciò che ho dentro.
per strada, di notte, di giorno,
al mare,
in montagna,
a new york.
e stringere, stringermi in attimi infiniti.
in sogni eterni,
e sbagliare, fermarmi, per poi ricominciare di nuovo,
e così fino alla fine del mondo.
quel mondo dentro di me, dentro due mani,
dentro un destino,
sotto la luna.
arrendermi per poi accusarmi e condannarmi ed espiare la colpa fatta d'amore.
e continuo a parlare nei miei pensieri, aprendo la finestra di notte, puntando
alla torre bianca e un pò più in là.
spingendo più forte le mie parole
perchè arrivino in fretta.
attraverso portoni, scale, porte, coperte.
purchè arrivino e si saldino come piombo sul
metallo.
parole di piombo che si sciolgono sul metallo
col caldo dell'amore.

ehcerg onos savilo



è qui che mi perdo...
lentamente ogni sera prima di addormentarmi, guardo quella luna, quel cielo...
annuso profumi.
e penso che avrei passato tutta la vita così se solo...
e invece guardo occhi lontani che si riflettono dentro specchi e cambiano strada
velocemente.
un colpo di clacson e tutto finisce.

pagina 1

e adesso voglio un libro.
in cui tuffarmi senza respirare.
un libro nuovo, leggero che mi trascini via.
voglio un libro lungo, con tante pagine entro il 5 maggio.
voglio un maledetto bellissimo intrigante libro.
perchè ne sento il bisogno.
di leggere, di viaggiare e leggere, di perdermi in racconti
vicini. lontani, somiglianti, reali e di fantasia.
devo solo entrare in libreria e vagare senza meta.
poi lui mi sceglierà.
come due anni fa.
tu mi hai scelto, con la tua copertina bizzarra, con le tue trecento e più pagine
con le tue storie intrecciate,
i tuoi profumi d'estate,
le tue spiagge assolate.
voglio un libro.
ho bisogno di un libro.
che mi tenga per mano dall'altra parte del mondo.
dall'altra parte di me.

11 aprile 2007

ti mando una foto

le sue mani ieri con perizia e sapienza mi mostravano la meccanica.
sono mani che sanno, che si sono tagliate, che hanno toccato, che hanno vissuto.
sono mani che sempre saranno nei miei occhi.
spostavano levette e giravano meccanismi antichi.
sono mani che hanno passato a me un oggetto un tempo loro.
e un tempo ancora più lontano di altre mani.
tre generazioni.
e per un attimo mi sono chiesto se la scena fosse stata così anche per lui.
felice.
di essere lì, di guardare quelle mani, di guardarlo neglio occhi mentre mi sorrideva.
felice di aver recuperato quel 2+2=5.


...e poi guardare le mie mani abbronzate stamattina che ticchettano sul bancone dietro quel vetro spesso che sa di commedia all'italiana. e quella voce forte e marcata, consumata dal sole, dal fumo e dalla nostalgia di essere lontana da casa che chiede:
"due enne?"
e io rispondo come una cantilena imparata tanti anni fa:
"si, sannicola, tutto attaccato due enne" (che alle orecchie in fila suona più o meno così: sìsannicolatuttattaccatoduenne!).
TENGA, ARRIVEDERCI...

23.57 / 00.04

..."un libro deve frugare nelle ferite, deve provocarne di nuove, un libro deve essere pericoloso"...

(Emil Cioran)

10 aprile 2007

the postman delivered a letter from your soul

668 pagine.
10 giorni.
pagina 473:
"io amo l'amore,
la bellezza dell' amore.
amo l' idea che nulla è dovuto, che l'amore degli altri, il loro tempo, la loro attenzione
siano regali da meritare e non da pretendere."
e così scivolo sulla sedia, riavvolgo il nastro, lo mando avanti, lo riavvolgo,
metto in pausa...
fra 25 giorni non sarò più qui.
sarò io, altrove.
lasciando tutto qui e cercando tutto lì.
lasciando tutto lì e cercando me qui.
mi scriverò una lettera e me la spedirò.
inizierò la mia corrispondenza con me stesso dal mondo.
questo è quello che farò.

2+2=5





c'è l'inverno che lascia il posto alla primavera.
c'è il sole che brucia la pelle.
c'è l'allergia che prude dentro il naso e dentro la gola.
c'è un libro di 600 e più pagine finito in 10 giorni.
c'è un amore che vola via, lontano e più lontano vola più forte attacca le radici dentro i polmoni.
ci sono parole di notte.
passeggiate sugli scogli e fotografie per cercare di immortalare i desideri.
c'è un viaggio davanti a me, ci sono valigie piene di speranza.
che possa tutto tornare calmo e blu come solo io so.
il modo, il tempo, il luogo non importa.
basta solo che torni calmo e blu.
voglio respirare, annusare, correre, saltare, ridere, volare lassù in alto sopra le nuvole.
c'è un uomo tanto forte e così tanto debole seduto a tavola con bretelle e papillon che vuole parlare con me.
forse sogna un dialogo, lo stesso che sogno io, ma tutti e due eterni sognatori non riusciamo a raccontarci le nostre paure.
poche parole:
"allora, com'è andata questa pasqua?"
"bene..."
bene, bene è la bugia più grossa che potessi raccontare.
bene..
sembrava un 2+2=5 su una lavagna gigante.
avrei voluto sparecchiare di colpo e girare la sedia e cominciare a raccontare di una pasqua in mezzo a tanta gente, ma perfettamente solo, sordo alle risate, cieco agli sguardi, paralitico alle passeggiate.
una pasqua in cui tutto il vuoto che poteva raccogliersi si è adagiato dentro di me.
uno stura lavandino immenso premuto sul mio petto e io così, sollevato in aria.
una pasqua in cui il mare arrivava a riva portandomi ricordi e tornava indietro rubandosi la serenità.
un'onda dopo l'altra.
avrei voluto raccontare con tutte le parole del mondo di un amore che è volato via, un amore che mi spingeva, mi tirava, mi cullava, di un amore che avrei regalato a chi l'amore me l'ha regalato 30 anni fa.
avrei voluto raccontare di quei minuti seduto su uno scoglio passati ad aspettare una biglia arancione che lentamente si fonde nel mare..
avrei voluto scegliere le parole più belle per far capire a quel cuore a forma di papillon tutto il mio amore.
la mia felicità, la mia infelicità, i miei sogni, le mie promesse.
le mie forze, le mie certezze, le mie speranze.
e invece "bene.."
e siamo rimasti così, tutti e due a immaginare se quella bugia potesse essere un aiuto o solo un altro fallito tentativo di saldare un'amicizia eterna che aspetta solo di essere firmata ed esposta nel museo del DNA.
questa è stata la mia pasqua.
tre giorni a rincorrere qualcosa che non c'è più, tre giorni a cercare di riprendere fiato, tre giorni passati a cercare di non pensare con lo scopo di pensare a tutto quello che mi manca.
e poi correre verso il mare a portare secchiate di lacrime.
con le mani che fanno male.
e in quel momento mi accorgo che è vero dolore e non più sfogo.
quando comincia un leggero dolore sul dorso delle mani e scende lentamente fin sulle unghie.
ecco, lì amo con tutto il cuore qualcuno che non ho più.

05 aprile 2007

regno dell'assoluto



sono un re seduto sul suo cavallo
e guardo lontano le mie terre sconfinate.
io, re della mia fantasia, della mia vita, del mio amore.
padrone di immagini ed emozioni.
monarca della felicità.
io sono il signore dei miei occhi e del mio cuore.

02 aprile 2007

il pranzo è servito

mi piaceva...
mi piaceva tanto fare l'amore
con l'amore.
scegliere gli sguardi più belli e sinceri.
sentire il profumo della vita scorrere nelle vene.
e chiudere la porta del mondo dietro di noi.
correre fra sogni e carezze
lasciando tracce di felicità sui muri del nostro cuore.
mi piaceva sentire la sua voce che mi parlava, mi accarezzava
le orecchie e mi stringeva.
quella voce persa ora fra tante altre, fra rumori di posate che uccidono prede già morte.
fra volti il suo volto.
leggero delicato e profumato.
oggi ho mangiato occhi, labbra, capelli, mani.
oggi ho mangiato un pasto dimenticato, nudo, eterno.

doccia di colore

regalo orologi
compensando il vuoto
che
le ore che passano, lasciano,
precise, sulla pelle.
l'acqua nell'acrilico.
il pennello scivola leggero sul braccio.
come onde d'inverno
indipendenti.
lasciano conchiglie morte.
dal dolore, dalla solitudine.
dal coraggio di aver scelto di andare a morire.
annuso innesti di piante
dove due vite si fondono
e si promettono
passato, presente e futuro.