17 maggio 2007

adam jefferson suona una campana

adam jefferson piega la testa sotto al sole
e mani laccate
disegnano cerchi nella mente.
penzolo fra strade ortogonali
con la sapienza di un funambolo
del medioevo.
sono tutti sotto di me
che aspettano una canzone.
sotto le scale scrivo,
e ascolto,
e parlo,
ma le stelle sono nevrotiche.
tutto è possibile.
poco è rinunciabile.
qualcosa è verde.
come il mare sotto di me.
ho i pantaloni rotti.
buchi sulle gambe da dove entrano parole in parata.
il mio nome nessuno lo sa,
io lo suono con la tromba per miss venice che
sogna la gioventù.
ma ancora non sa che qui è già passata.
si sono chiuse le porte
della metro,
e la vita è volata via
con la carta straccia di un hamburger
di harlem.

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